Quello che unificava il mondo romano

Quello che unificava il mondo romano

I Romani unificarono entro un’unica organizzazione politica una vasta porzione del mondo allora conosciuto andando a costituire un enorme stato multietnico .

I Romani sono riusciti a costruire questo dominio sulla base di risparmiare chi si sottometteva e debellare i superbi ovvero coloro che non accettavano il loro dominio.

I grandi fattori di coesione unificazione dell’Impero erano le città in primo luogo, che andavano a costituire centri di scambio e centri di amministrazione rappresentando, in particolare per alcune, nodi fondamentali della rete dell’impero. Il personale amministrativo sul territorio era limitato ai governatori delle province e ai loro collaboratori, poiché erano le comunità cittadine a fare tutto, ovvero riscuotere le tasse e amministrare la giustizia insieme ad altri compiti importanti.

Col tempo s’instaurò un vero e proprio patto, ovvero quello dell’obbedienza in cambio di autonomia, perché Roma richiedeva alla periferia del suo impero il mantenimento dell’ordine e il regolare afflusso di tributi, riconoscendo però alle città un’autonomia molto ampia. Nella parte orientale dell’impero venne anche concessa ad alcuni abitanti la doppia cittadinanza, locale e romana.

Importanti erano le figure dei decurioni che erano gli amministratori delle singole comunità urbane. L’accesso a questa carica era regolato secondo il censo.  Vi era una gerarchia che prevedeva al suo gradino più basso le città peregrine, ovvero non romane, sottomesse alla legge di Roma e a forti imposte.

Altre città classificate come libere e infine altre ancora considerate alleate.  C’erano anche due forme maggiormente privilegiate di città, ovvero i municipi e le colonie, che insieme a tutte le altre distinzioni, persero gran parte del loro significato dopo l’editto di Caracalla del 212, poiché concedeva la cittadinanza a tutti gli abitanti dell’impero.

L’urbanizzazione l’estensione del diritto di cittadinanza furono gli strumenti più importanti per realizzare la romanizzazione delle province, ovvero l’estensione alle varie parti dell’impero leggi, stili di vita. Nelle province orientali come l’Egitto e la Siria i Romani trovarono un mondo piuttosto evoluto, dominato dalla cultura ellenistica. Diverso fu per le province occidentali; in Gallia si formò addirittura un’aristocrazia gallo-romana, che fondava il suo potere su proprietà terriere di grandi dimensioni.

Un altro elemento di coesione dell’impero fu il generale sviluppo dell’economia e in particolare dei commerci. Viene introdotto anche un unico sistema monetario, basato sul denarius d’argento e sull’aureus d’oro. In una società preindustriale come quella romana, il cuore dell’economia restava all’agricoltura, anche se non si ebbero miglioramenti nella produttività del settore.

In quanto a proprietà terriere, vennero introdotte la “villa”, ovvero una proprietà terriera di 250 ettari circa e il latifondo, di oltre 500 ettari. Questa terra veniva coltivata con il lavoro schiavile o assegnata a contadini liberi chiamati i coloni.

L’Italia inizialmente perno politico ed economico dell’impero, perse però via via la sua centralità con l’acquisizione delle province. L’agricoltura e l’artigianato dovettero infatti competere con le coltivazioni più fiorenti dell’Africa o dell’Oriente. Tuttavia la società imperiale era polarizzata in due grandi categorie di persone:  la gran massa degli humiliores  ovvero contadini braccianti proletari urbani  e i pochi honestiores divisi in tre gruppi ben distinti: senatori, cavalieri e aristocratici delle province.